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Fimeuc, il sistema dell'emergenza-urgenza è a rischio collasso

Sanità pubblica Redazione DottNet | 17/12/2017 18:34

Medici dell'emergenza, serve un tavolo al Ministero e lo stop al precariato

"È allarme per l'area dell'emergenza-urgenza. Poche le risorse disponibili, il che ha portato a un impoverimento progressivo del settore. In questi anni sono stati tagliati migliaia di posti letto, i Pronto soccorso sono sotto organico e spesso senza medici specializzati, il 118 è sempre più in affanno e sempre più frequentemente le regioni ricorrono alla demedicalizzazione dei mezzi o alla riduzione degli operatori presenti nelle ambulanze". Lo ha detto il presidente di Fimeuc Giovanna Esposito, intervenendo a Firenze al congresso della Federazione della medicina di emergenza urgenza e delle catastrofi. "A livello strutturale - ha aggiunto -, ricordiamo che l'organizzazione e i protocolli di intervento sono ancora a macchia di leopardo, anche a causa della confusione regionalista, con una molteplicità di soggetti che compongono il sistema e che non consentono, spesso, una riposta unitaria.

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  Eppure, con abnegazione il sistema riesce ancora a garantire 20 milioni di interventi l'anno, ma la situazione è al di là della soglia di criticità. Siamo al rischio di collasso". Per il segretario Fimeuc Fabiola Fini, spiega una nota, "assistiamo a una giungla di contratti, con zone grigie di vero e proprio sfruttamento, con medici a gettoni e con accordi di lavoro anomali. Pensiamo sia importante che il ministero della Salute avvii un censimento della realtà". Esposito e Fini chiedono "un tavolo al Ministero e con le Regioni prima della chiusura della legislatura per avviare l'iter di un provvedimento normativo che istituisca i nuovi Dipartimenti integrati di emergenza-urgenza".    "Dal punto di vista professionale occorre invece che si metta fine alle diverse forme di precariato e si completi nelle Regioni il passaggio a dipendenza dei convenzionati con l'obiettivo di un futuro contratto unico dei professionisti del settore", hanno concluso.

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